Agus Collective (ITA)
Mercoledì 26 Luglio – Giardini adiacenti Hotel Serapo – Gaeta
Alice Ricciardi – Vocals
Daniele Tittarelli – Alto Sax
Mario Raja Tenor Sax – Clarinet
Carlo Conti Baritone – Sax
Francesco Fratini – Trumpet
Cristiano Mastroianni – Guitar
Marco Acquarelli – Guitar
Pietro Lussu – Fender Rhodes
Luca Fattorini – Doublebass
Stefano Nunzi – Doublebass
Francesco Ponticelli – Bass
Armando Sciommeri – Drums
Fabio Sasso – Drums
Agus Collective è un gruppo di musicisti uniti dall’interesse comune nella diffusione della musica attraverso l’organizzazione indipendente di concerti di qualità alternativi al circuito istituzionale. L’attività inizia sette anni fa con un nucleo di sei elementi per arrivare, dopo i primi due anni, ai quindici elementi attuali ed alla scoperta che, per quanto inconsueta, la formazione offre l’occasione per portare direttamente sul palco il contributo artistico del collettivo attingendo principalmente al repertorio di brani originali dei membri stessi ed a un numero di rivisitazioni di selezioni da Bix Beiderbecke a Charles Mingus passando per Joe Henderson, Mulatu Astatke e Greg Osby, esibitosi, fra gli altri, come ospite del gruppo. L’eterogenia del gruppo porta ai più disparati approcci creativi, dall’improvvisazione informale alla scrittura cameristica sintetizzando l’universo musicale e soprattutto umano nascosto dietro il sorriso beffardo dell’Agus Collective” il feeling delle serate dal vivo e che è in grado di imporsi come slancio di libertà interiore dei pensieri. La musica de “La grande beffa” arriva all’ascoltatore come sostanza liquida, giocata e destrutturata attraverso i fiati dell’eclettico Carlo Conti sempre alle prese con l’urgenza del narrare.
Assistiamo quindi ad un movimento obliquo in cui differenti pretesti e derive sonore si intrecciano in un insieme che sa affascinare e ci fa avvertire la misura del tempo, scandita attraverso la miscela dei timbri e delle espressioni tematiche, in equilibrio scarno tra costruzione e destrutturazione armonica. Il tempo, inteso come sostanza appunto, pare essere il sostrato di questo disco e si afferma con forza esponenziale negli interludi, luoghi d’incontro e d’improvvisazione, dove regna l’intesa espressiva. A legare tutto il lavoro è la pancia del suono, le corde nodose del contrabbasso di Vincenzo Florio si combinano alle evoluzioni ritmiche di Armando Sciommeri, su cui si distendono in libertà le evoluzioni di Carlo Conti che dialogano con il consapevole spessore sonoro di Garzone. La seconda parte del disco si arricchisce dell’intensità espressiva di Pietro Lussu al piano. Il vinile contiene un tagliando con un codice che darà la possibilità di scaricare on line altri due brani registrati con Pietro Lussu al piano: “No Mainstream” e “C’era chi”.
Cinque racconti musicali, intensi e variegati, tra cui spiccano “La beffa”, “Gaviscon” e “Mani di fata”, in cui da ascoltatori ci perdiamo e già non siamo più, mentre siamo.
Daymè Arocena (CUB)
Domenica 30 Luglio – Terrazza Borbonica – Gaeta
‘L’habanera che colma la distanza tra musica cubana e americana.’
“Daymé, con la sua voce e la sua musica, va oltre ogni attesa e nutrendosi della forza della tradizione afro-cubana, dell’atletismo agile del jazz e di melodie pop orecchiabili, ha confezionato un album che suona magicamente come un mash up tra la regina della musica latina, Celia Cruz, e la regina del soul, Aretha Franklin.” NPR
“Una vera regina” Mucchio Selvaggio
“Qualcosa di travolgente” Rockerilla
“Una polveriera ritmica” Blow Up
“Un’interprete/autrice di razza” Internazionale
“Imperioso crossover” il manifesto
Cantante, compositrice, arrangiatrice, direttrice di coro e band leader, carismatica presenza della musica cubana, Daymé Arocena, appena venticinquenne, sta emergendo rapidamente sulla scena internazionale jazz e neo-soul. Con lei, Cuba, ha trovato la “buena vista” che la traghetta appieno nel terzo millennio.
Con Cuba pronta a diventare più aperta verso il resto del mondo, l’orgoglio del popolo cubano per un patrimonio musicale unico non è mai stato così puro e vitale. Su queste basi, Daymé Arocena è tornata con il suo secondo album “Cubafonía”. Con le radici ben salde nella tradizione musicale cubana, Daymé ha allo stesso tempo assorbito altre influenze capitalizzando i suoi viaggi degli ultimi due anni.
Si tratta del suo progetto più lucido, interamente realizzato grazie al suo mentore Gilles Peterson, incontrato nel 2012. Daymé apparve, per la prima volta, in un Havana Cultura Mix del 2014, grazie al quale ebbe l’opportunità di lavorare per la prima volta con la figura di un produttore. Dopo accompagnò Gilles nei suoi viaggi volti all’espansione del progetto Havana Club Rumba Sessions, da cui poi è nato un lungometraggio e un album – con la voce della Arocena – per la rivisitazione del genere rumba. Come artista solista ha pubblicato il suo album di debutto “Nueva Era”, acclamato da pubblico e critica, nel 2015, a cui ha fatto seguito un EP, intitolato “One Takes”, del 2016.
L’accoglienza della sua musica ha generato poi una serie di importanti opportunità: ha condiviso il palco con Roy Ayers e la superstar brasiliana Ed Motta prima di lasciare il Worldwide Festival in lacrime di gioia, raggiunse sul palco Miguel Atwood-Ferguson in occasione del suo trionfante Suite for Ma Dukes al Barbican. Ha tenuto concerti da Los Angeles a Tokyo, affascinando il pubblico grazie alla sua magnetica estensione vocale e al suo senso dell’umorismo. Le piacerebbe lavorare con Kendrick Lamar e Anderson Paak.
Nonostante ciò, Daymé non si è fatta distrarre dalla serietà con cui tratta la sua forma d’arte; nata e cresciuta da una cultura musicale esclusiva, si è sforzata di creare un linguaggio musicale coeso che potesse mettere d’accordo i vari dialetti musicalicubani. Questa educazione coinvolgente costituisce il punto di partenza del disco. Formatasi, sin dai nove anni, in uno dei più prestigiosi conservatori di stato a L’Havana, Daymé ha tratto ispirazione da diversi ritmi e stili dell’isola caraibica – dal changüí di Guantanamo, all’onnipresente guaguancó fino alle ballate tipiche degli anni ’70. Cantato principalmente in spagnolo, Daymé alterna in “Cubafonía” anche il cantato inglese (e un po’ di francese), quando è l’umore a condurla lì. Il nuovo disco è stato prodotto dall’artista di casa Soundway, Dexter Story, mentre gli arrangiamenti sono stati curati da Miguel Atwood-Ferguson.
Daymé Arocena dal vivo è accompagnata da un impressionante formazione che schiera, insieme alla sua voce, Jorge Luis Lagarza al piano, Rafael Aldama al basso e Ruly Herrera alla batteria e percussioni.
Dayna Stephens ft Domenico Sanna, Francesco Ciniglio e Dario Deidda (USA/ITA)
Giovedì 27 Luglio – Molo Sanità – Gaeta
Dayna Stephens – Sax
Domenico Sanna – Piano
Dario Deidda / Tim Thorton – Basso
Francesco Ciniglio – Batteria
Fin dal suo debutto nel 2007, con The Timeless Now (CTA), Dayna Stephens e’ emerso come uno dei sassofonisti e compositori piu’ importanti della sua generazione.
Domenico Sanna, pianista raffinatissimo ed affermato in Italia ed all’estero, vanta collaborazioni stellari con americani come Dave Liebman, Jeff Ballard, Steve Grossman, Bill Stewart, Peter Berstein…
Dario Deidda, classe 68, salernitano, figlio d’arte, è oramai da tempo consacrato dalla critica nazionale ed internazionale come uno tra i migliori esecutori e compositori, virtuosi del basso elettrico del mondo
Francesco Ciniglio, batterista di origine napoletana, ha vissuto a New York per gli scorsi sette anni. Vanta partecipazioni con John Patitucci, Fred Hersh, Sheila Jordan, Charles Altura
Quattro formidabili musicisti, un americano e tre italiani, per un concerto dalle sonorità jazzistiche moderne e coinvolgenti.
Emanuele Urso - "The King Of Swing" (ITA)
Domenica 23 Luglio – Corso Cavour – Gaeta
L’orchestra, formata da sette strumenti classici (clarinetto, tromba,sassofono tenore, pianoforte,chitarra, contrabbasso, batteria) è una formazione di grande impatto sonoro.
Il repertorio è quello dell’era dello Swing (Stati Uniti anni ’40) delle grandi orchestre e dei piccoli gruppi bianchi, con qualche riferimento al Boogie Woogie (1950).
La qualità degli arrangiamenti, curati e diretti dallo stesso URSO, clarinettista e nello stesso tempo batterista di chiara fama, definito dai media “Re dello Swing”, contraddistingue questa orchestra nettamente e qualitativamente dalle altre.
Nella prima parte dello spettacolo, che vedrà URSO impegnato al clarinetto, la musica sarà orientata a valorizzare questo nobile strumento.
La seconda parte vedrà il suo direttore alle prese con la batteria e i tamburi per uno spettacolo unico ed imperdibile, con numeri acrobatici di grande energia, virtuosismo e impatto sonoro.
Hobby Horse (ITA/FR)
Sabato 29 Luglio – Terrazza Borbonica – Gaeta
Dan Kinzelman – winds, percussion, voice, electronics
Joe Rehmer – bass, harmonium, voice, electronics
Stefano Tamborrino – drums, voice, electronics
Hobby Horse è un trio collettivo che nasce nel 2010, guadagnandosi subito
notorietà per una tendenza ad oltrepassare i confini del jazz, attingendo
liberamente ad altri generi fino a creare un proprio linguaggio originalissimo e
difficilmente classificabile. Nei loro sei anni di attività hanno prodotto 5 dischi,
accolti con entusiasmo sia dalla critica che da un pubblico sempre più vasto e
variegato. La costante evoluzione artistica documentata in queste produzioni
ha trovato riscontro nelle richieste del booking: con più di 200 concerti per le
manifestazioni e i locali più importanti di Europa e USA, le loro tournée oggi li
vedono protagonisti sia dei grandi festival jazz sia delle programmazioni di
locali rock underground e discoteche.
La musica di Hobby Horse è un imprevedibile mix di stili e generi, incontro a
tratti violento fra linguaggi musicali, passando dalla slam poetry a hip hop,
bossa nova, psichedelia, prog rock, techno e musica da camera. Droni ipnotici
e misteriosi si alternano a violente esplosioni di energia, il tutto unito da una
sottile attenzione timbrica e melodica, da un senso di scoperta costante e da
una tensione musicale palpabile. Nella loro imprevedibilità, I concerti trovano
sempre una forma musicale con una incontrovertibile logica, frutto della fiducia
reciproca e della lunga esperienza condivisa; forse sta proprio in questa ricerca
della libertà e nell’esplorazione degli incontri impossibili la sorprendente
coerenza musicale di Hobby Horse.
LNDFK (IT)
Sabato 29 Luglio – Terrazza Borbonica – Gaeta
LNDFK è una cantante e songwriter, classe 1990, nata a Sousse, in Tunisia, e residente a Parigi. Figlia di due diverse culture, madre italiana e padre arabo, è cresciuta a Napoli con la madre. Il precoce distacco con il padre, con il Sahara, la sua terra d’origine e le sue tradizioni ha contribuito ad alimentare il desiderio di ritrovare, attraverso l’arte, un aggancio alle proprie radici. La sua musica subisce l’influenza del jazz, del neo-soul e dell’hip-hop, il tutto filtrato tramite il suo bagaglio di esperienze e la sua sensibilità.
“Lust Blue” è il suo primo ep, in uscita l’11 novembre per l’etichetta svizzera Feelin’ Music, che si è imposta negli ultimi anni come label di culto tra gli appassionati nel campo delle sperimentazioni hip-hop. Realizzato con la produzione artistica di DaryoBass (musicista, pianista jazz e beatmaker), il disco si compone di quattro delicate tracce, che somigliano a degli haiku, attraverso cui
LNDFK dà un assaggio di quello che è il suo mondo. Gran parte dei suoni percussivi, sono stati realizzati con il sampling di oggetti non convenzionali (dal ghiaccio in un bicchiere di vetro ad una scatola di scarpe) combinati con sintetizzatori e tastiere al fine di costruire un sound sospeso tra elettronica ed acustica.
Mammal Hands (UK)
Venerdì 28 Luglio – Sagrato della Chiesa di S. Francesco – Gaeta
Mammal Hands are a trio of like-minded musicians: Nick Smart piano, Jesse Barrett drums and tabla, and Jordan Smart saxophones. Floa is their second album for Gondwana Records and in the 18 months since their debut, Animalia, they have carved out a growing following both here and abroad for their hypnotic fusion of jazz, folk and electronica: winning fans from Bonobo and Gilles Peterson to Jamie Cullum. Landmark live performances have included shows at King’s Place in London and the RNCM in Manchester, as well as a barn-storming debut at the Montreal Jazz Festival (where they debuted as part of the BBC Introducing showcase). A performance which has seen them invited to return to the US and Canada this year. Drawing on a rich well of influences from Sufi and shamanic African trance music, Irish and Eastern European folk music, to Steve Reich and Philip Glass and more contemporary electronica influences, their music is built around deceptively simple sounding ideas that are lent power through the use of repetition and rhythmic loops. They have been compared to both Portico Quartet and GoGo Penguin for the way in which they navigate the choppy waters between contemporary dance music and jazz.
Nicola Guida (ITA)
Domenica 30 Luglio – Terrazza Borbonica – Gaeta
Nicola Guida, classe 88, è un pianista, compositore e producer romanod’adozione che si sta facendo notare come uno dei più brillanti nuovi jazzisti italiani.
Musicista decisamente talentuoso, si è perfezionato con varie masterclass internazionali e ai corsi di jazz dei Conservatori di Frosinone e Roma
studiando con musicisti come Aaron Golberg, Barry Harris, Peter Martin e Danilo Rea. Ha suonato sui palchi di Umbria Jazz, Tuscia In Jazz, Jazzit Fest, Eddie Lang Jazz Festival, Viggiano Jazz, Festival dei due Mondi, affiancando nomi come Beppe Vessicchio, Lee Pearson, Fabio Zeppetella, Rosario Giuliani, John B.
Arnold, Gaetano Partipilo, Paolo Damiani, Sandro Deidda, Daniele Tittarelli, Aldo Bassi e molti altri ancora. Nel 2015 ha anche vinto il premio come Miglior Solista al Fara Music Jazz Festival. Il suo stile è caratterizzato da un incedere nervoso, sempre sospinto da una potente carica ritmica, legato al linguaggio della nuova scuola newyorkese ma anche imbevuto di profonda conoscenza della tradizione.
Il trio è completato da Eddy Cicchetti al contrabbasso e Dario Panza alla batteria.
Nu Guinea (ITA)
Sabato 29 Luglio – Lido Aurora/La Terrazza – Gaeta
Il duo napoletano con sede a Berlino “Nu Guinea” crea il loro sound ispirandosi dall’idea di un luogo esotico e lontano. Il loro debutto con omonimo EP è stato rilasciato nel mese di ottobre 2014 su etichetta italiana Early Sounds Recordings. Grazie alla combinazione di vari generi musicali, creano suoni distinti e personali, spaziando dalla obscure disco alla world etno music.
Nu Guinea è un progetto che nasce dalle jam sessiondi Lucio e Massi, una fusione tra sintetizzatori e strumenti, mirando di ottenere un suono perfetto e genuino. Dopo l’ep “World” pubblicato su Tartelet Records, Nu Guinea ha rilasciato il primo LP su Early Sounds Recordings , “The Tony Allen Experiments” (una collaborazione tra EAS e Comet Records), dove i due riprendono registrazioni originali di Tony Allen, il maestro batterista dei Afrobeat.
Robert Glasper Experiment (USA)
Lunedì 31 Luglio – Terrazza Borbonica – Gaeta
Robert Glasper – Piano
Burniss Travis II – Bass
Mark Colenburg – Drums
Casey Benjamin – Sax
Mike Severson – Guitar
Jahi Lake – DJ Sundance
TBD – FOH
TBD – Tour Manager
Vincent Bennett – MGR
Tommaso Cappellato (ITA)
Venerdì 28 Luglio – Rude club – Gaeta
Set-up Solo Live – drums, synth, elettronics
“Brilliant” – Gilles Peterson (BBC – UK)
“One man, live on stage, concocting wild sonic mash‐ups of the jazz and techno traditions”‐ Mark de Clive‐Lowe (Mashibeats – New Zeland)
“connecting deeply with his vision of time, texture, rhythm, space, and soul!” ‐ Carlos Nino (Dublab – Los Angeles)
Il batterista, produttore, compositore e DJ Tommaso Cappellato è tra le figure più interessanti dell’attuale scena creativa italiana e internazionale. Instancabile esploratore delle possibilità espressive della musica improvvisata, al di là di generi e tradizioni codificate si è formato a New York sotto la guida di figure leggendarie del jazz quali Harry Whitaker (Black Renaissance) e Michael Carvin (Pharoah Sanders) fino a collaborare in tempi più recenti con artisti quali Donato Dozzy e Rabih Beaini.
AFOREMENTION è un nuovo progetto in solo, nel quale con l’ausilio di batteria, percussioni, sintetizzatori analogici e live electronics Cappellato opera una sintesi fresca ed originale di molteplici interessi, coltivati in anni di peregrinazioni intorno al mondo. Il risultato è un viaggio ipnotico tra jazz ed alettronica arricchito da suoni orientali e africani.
L’omonimo disco e’ stato pubblicato a Novembre del 2016 per la Mashibeats Records in collaborazione con Ropeadope Records (USA) e Mental Groove Records (EU). – Ascoltalo qui
L’album è stato particolarmente apprezzato anche all’estero, cogliendo ottimi riscontri da critica e pubblico. Per questo Tommaso Cappellato è stato invitato ad esibirsi in USA così come in Europa (Gilles Peterson’s Worlwide Festival di Leysin, Jazz Refreshed – Londra, Prince Charles – Berlino, Soul Southern Festival – Montenegro) ed in Autunno intraprenderà un tour che lo porterà in Giappone ed ancora su altri prestigiosi palchi Europei
Il termine AFOREMENTION è idiomatico della sfida che la ricerca artistica di Tommaso Cappellato intende lanciare: la costruzione di una eterotopia sonora che sia in grado di generare un nuovo orizzonte stilistico, nutrendosi dalle sue radici afrocentriche e nell’incontro con le piu’ diverse fascinazioni che lo hanno ispirato ed accompagnato. Il percorso di edificazione, rottura e introspezione viene elaborato attraverso l’uso di strumenti quali la batteria, percussioni, sintetizzatori, looper ed effetti, avvalendosi della tecnica improvvisativa e interattiva con altri elementi artistici della performance. Il processo ha portato alla registrazione dell’omonimo album in uscita negli Stati Uniti nell’estate del 2016.
Spiega Cappellato: “La mia formazione da jazzista, avvenuta a New York sotto la guida di figure leggendarie quali Jimmy Cobb, Victor Lewis, Michael Carvin, Billy Hart e Chico Hamilton, e che mi ha visto al fianco di artisti quali Steve Grossman, Debbie Harry, John Hendricks ed Harry Whitaker in performance fondamentali per la mia crescita e la mia ispirazione, si è nel tempo nutrita attraverso uno studio attento stimolato da un fervente e curioso spirito di ricerca e numerosi viaggi in terre dove la musica ricopre un importante valore rituale. Mediante esplorazioni fisiche ed uditive ho portato avanti le mie indagini attraverso tutte le forme ed i luoghi che connotano le sonorità della musica del mondo, dal Funk di New Orleans alla musica Brasiliana, passando per l’Avant-Garde, i folklori Orientali e Africani fino all’Elettronica.”
Tullio De Piscopo (ITA)
Domenica 13 Agosto – Arena Virgilio – Gaeta
Nato in una famiglia di musicisti, fra le difficoltà economiche del dopoguerra e l’interminabile sconforto per la scomparsa prematura del fratello Romeo, batterista il cui esempio lo ispirerà costantemente, Tullio De Piscopo scopre il suo talento e lo coltiva con determinazione e con convinzione, ne fa un’arma per affermare i propri valori e per cercare il suo posto nel mondo.
È così che fatica, sudore e un pizzico di fortuna (come sempre) lo portano ad influenzare sessant’anni di storia della musica, dalle prime esperienze con le compagnie di avanspettacolo, alle difficoltà di sopravvivenza da quattordicenne in una metropoli come la Milano dei primi anni ’60, alle scazzottate nei locali notturni e al grande periodo pionieristico del jazz al Capolinea.
E poi l’arrivo in “serie A”, il raffinamento del suo suono e i primi dischi: le collaborazioni con grandi nomi, da Astor Piazzolla a Chet Baker, da Max Roach a Gerry Mulligan, e produzioni innovative da solista. Infine la consacrazione nel jazz e nel pop, che lo portano a suonare con Pino Daniele (insieme fino al suo ultimo concerto il 22 dicembre 2014 al Forum di Assago) e oltre i confini del bel paese, in America, in Africa… fino davanti al Papa. Che cosa c’è “oltre la facciata”? La gioventù negata di una vita “presa in prestito” dalla musica e dalla famiglia, fatta di scontri con i signori dello show business e di insofferenza verso la mediocrità. Vissuta in maniera libera ed indipendente, da protagonista arrivato sotto i riflettori ed acclamato unico dalla moltitudine.
TULLIO DE PISCOPO & FRIENDS
Tullio presenterà un viaggio musicale attraverso le sue mille esperienze dove si intrecciano tamburi e percussioni. Proviamo ad immaginare quanta musica, quanti Artisti ha incontrato e quanti spartiti musicali sono passati nelle sue mani: ad incominciare dalle magiche note di Libertango con Astor Piazzolla con il quale ha realizzato ben 11 LP percorrendo tutta la storia del grande Maestro, al sound mediterraneo che Tullio, alla sua maniera inimitabile, ha trasferito nella musica di Pino Daniele, alle intramontabili notti jazzistiche da Umbria Jazz ai Festivals d’oltreoceano assieme ai Grandi del Jazz come Gerry Mulligan, Woody Shaw, John Lewis, Bob James, Chet Baker, Slide Hampton, Eumir Deodato, Quincy Jones, Scott Hamilton, Kay Winding, Lester Bowie, Dave Samuels, Bob Berg, Don Costa e Wayne Shorter, alle coinvolgenti Jam Sessions assieme a Max Roach, Billy Cobham, Famadou Don Moye, Alfonso Johnson, Chester Thompson, Mike Miller e Steve Thornton. Ascolteremo brani per sola batteria, gli storici assoli di Tullio come Melodic Drum. ascolteremo brani tratti dai Pionieri del Blues, inoltre intramontabili pagine musicali di standard jazzistici. Poi Tullio ci regalerà brani di grande successo dal suo repertorio pop e l’atmosfera dei caldi suoni del Mediterraneo e dei vicoli di Napoli come Stop Bajon, E’ fatto ‘e sorde, Ballando Ballando, E’ allora E’ allora, Pummarola Blues, Conga Milonga ed Andamento lento. Non potrà mancare il brano tratto dal suo ultimo lavoro 50 Musica Senza Padrone per festeggiare i suoi cinquanta anni di carriera “CANTO D’ORIENTE” contro tutte le guerre un brano di grande musicalità che suscita struggenti emozioni, Tutto questo in una grande positività e passione mediterranea.
‘A MUSICA E’ VITA…..DIFENDILA
John Montoya (COL)
Domenica 30 Luglio – Lido Aurora/La Terrazza – Gaeta/strong>
Jhon William Castaño Montoya, aka Montoya, violinista e compositore colombiano, risiede in Italia dal 2001. La sua ricerca sonora lo ha portato ad abbinare al percorso accademico la sperimentazione elettronica. Dopo gli album “El viaje” e “Mohs”, pubblicati con Fabrica, Centro di ricerca creativa del Gruppo Benetton, l’etichetta White Forest Records ha prodotto nel 2015 “Iwa”. Un percorso sonoro che rispecchia l’anima sincretica di questo artista, in grado di portare i profumi delle montagne andine
all’interno dei panorami europei e al contempo di raccogliere a piene mani dalla tradizione popolare e tribale, inscritta nel suo DNA, per mescolarla sapientemente con la cultura classica europea
La sua musica è un raffinato maquillage, fatto di contrasti e nuovi abbinamenti, che riesce a sposare gli umidi cromatismi sonori derivanti dalla cultura latinoamericana con il razionalismo occidentale.
Un cortocircuito che è reso ancor più evidente dalla selezione di suoni elettronici, melodie classiche e sonorità latine, in un continuo confronto e scontro di ritmi e tradizioni sonore. Il suo timbro rimbalza così
sulle corde di violino, creando un paesaggio sonoro in cui si ritrovano canti tribali che dal cuore senza tempo della selva vengono qui ad affiancarsi con bit elettronici o registrazioni concrete realizzate dallo
scontro di materiali differenti. Ed proprio la materialità del suono al centro della sua nuova svolta poetica:
la concretezza del mondo in cui tutti noi siamo calati ogni giorno produce suoni, che a loro volta si trasformano in ricordi, perché ne riconosciamo l’origine materica, ma vengono allora strappati al loro contesto abituale, per stranite l’alcoltatore, farsi fantasie e racconto. Montoya costruisce un intero panorama, in cui si dipana una storia, un percorso in cui “his nostalgic strings combined with haunting tropical electro from his homeland create an organic landscape that I want to run through and feel the
moss squish beneath my toes. It’s futuristic and beautiful, and unlike many other producers I have heard in the scene. Bravissimo!” (Sound Friend)